mercoledì 1 dicembre 2010

Mah?

I risultati del ballottaggio (più volte rimandati e attesi per questa mattina) non sono ancora stati comunicati e in compenso il coprifuoco (che sarebbe dovuto scadere domani) è stato prolungato fino a domenica!
È fin troppo chiaro che i risultati non sono favorevoli alla vecchia volpe Gbagbo e che i suoi emissari all’interno della CEI stanno facendo di tutto per evitare che i dati definitivi vengano diffusi.
Mi sembra altrettanto chiaro che il presidente uscente però non voglia o non possa (probabilmente l’esercito non è dalla sua parte) fare un atto di forza (altrimenti l’avrebbe già fatto). Per ora si limita a dimostrare che ha ancora il potere di decidere sul coprifuoco.
Ma il problema è che se la CEI non comunicherà il nome del nuovo presidente entro la mezzanotte di oggi, il voto sarà invalidato e sarà la Corte Costituzionale a doversi pronunciare (e come per il coprifuoco, anche in questo caso Gbagbo ha muscoli da mostrare).Non so come potrebbero prenderla a quel punto, i braccianti, gli immigrati, i musulmani, tutti coloro che si sono sempre sentiti discriminati e che si vedevano finalmente riscattati da una vittoria di Ouattara.
Le ultime notizie sono che la Commissione Elettorale ha “trovato un accordo” su 15 delle 19 regioni (il che fa già un po’ ridere perché trattandosi di numeri non capisco che cosa ci possa essere di opinabile). Le regioni contestate sono quelle in cui Ouattara è più forte (prima erano tre, ora sono diventate quattro forse perché il divario di voti è tale che al volpone non ne bastavano tre per tornare in vantaggio, il che dimostrerebbe che le recriminazioni del suo partito sono puramente pretestuose... d’altra parte gli osservatori internazionali hanno concluso tutti che il voto è stato regolare... con un’affluenza del 70% è difficile affermare il contrario!)
Ado, Onu e Sarkozy hanno intimato alla CEI di comunicare i dati prima di mezzanotte (mi sembra la fata di Cenerentola quando si sta per spezzare l’incantesimo).
E mentre mancano ancora tre ore per “trovare l’accordo” sulle altre regioni (Ouattara potrebbe anche decidere di chiedere a Gbagbo di partecipare al suo governo), le strade del Paese restano deserte e presidiate dai militari.

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