domenica 15 novembre 2009

Vicini di casa


Famiglia Cochon


Capretta nata da due giorni



Gufo trovato ferito, salvato e poi sparito... Scappato? Mangiato? Dalle magnà o da chi? Chissà



Monsieur Lapin



...et ses amis



Questo è Sbavone (o più probabilmente è una lei, cmq: da quando abbiamo preso l’abitudine di portare gli avanzi ai maiali, appena sentono in lontananza la voce di Marysol, si tirano su tutti in piedi, con le zampe appoggiate ai muretti dei loro lodge, e –questo/a in particolare- iniziano a sbavare). Poi c’è Moussa Il Riproduttore (cioè il papà di tutti i maialini): una volta che siamo andate a portagli gli avanzi, ho visto da fuori il porcile che il suo cancelletto era aperto e lui gironzolava liberamente; non mi sono sentita allora di entrare e ho provato ad aggirare il muro di cinta per poter versare il bidoncino dal retro. L’erba era alta e non vedevo bene dove mettevo i piedi, finché ad un certo punto mi sono sentita sprofondare fino a entrambe le caviglie in una melma molliccia e puzzolente: cambiate un paio di consonanti e capirete che sono finita nel gabinetto della famiglia Cochon.


Tra i miei vicini di casa non ci sono solo quelli a quattro zampe (o sei o otto), ma anche quelli a due… E non parlo dei polli.
• Gino (i nomi sono di fantaia per rispetto della privacy): è qui da cinque anni, ha quindi una grande dimestichezza con questo mondo ma inizia ad avere una crisi di rigetto: i suoi giudizi sulla gente del posto sono molto sprezzanti (“Preferiscono fare fatica fisica anziché pensare”), come quelli sulla cooperazione (“L’umanitario serve solo per permettere alle grandi potenze di concludere affari vantaggiosi per loro, in cambio di qualche elemosina quando va bene). Ma nonostante questo crede ancora in quello che fa, non si è abbandonato al cinismo come molti cooperanti che ho conosciuto, che dopo un po’ di anni mettono su la loro fabbrichetta e pensano agli affari loro. O come altri espatriati, venuti qui e qui rimasti, affascinati dall’esotico e che ora, non riuscendo più a vedere ciò che li circonda con gli occhi di allora, si trovano intrappolati in una realtà scomoda.
Gino crede che essere realisti non significhi rinunciare a cercare di fare qualcosa di buono, almeno nel “micro”. E si dà un gran da fare; e lo fa bene, anche adesso che sta per ritornare in Italia con la moglie ivoriana. Ma per una nuova “avventura”, non certo per accomodarsi.
• Pina: ha l’aria molto seria, forse perché è accompagnata da un curriculum da secchiona: due lauree, un master in antropologia in Francia, ha vissuto un anno in Texas, uno a Madrid, ha avuto svariate esperienze in Africa (Burkina e Benin).
In realtà è una pazza scatenata, soprattutto quando sente un po’ di musica. Allora le scatta una specie di riflesso incondizionato e inizia una danza sfrenata.
• Lina: è l’altra italiana del gruppo, anche se tutti appena la vedono, le si rivolgono in francese chiedendole: “Tu di dove sei?” o “Come mai parli così bene italiano?”. Lei sfodera il suo dolcissimo sorriso e risponde: “Zono dde Rroma”, con un accento da far impallidire Francesco Totti. Al contrario dei grandi, i bambini, che hanno l'abitudine di correrci incontro gridando "la blanche, la blanche", fanno altrettanto con lei; che allora allunga il braccio e lo accosto ai loro per mostrare la pelle dello stesso colore. In effetti Lina è di origine eritrea, ma nata in Italia e cresciuta da genitori italiani.

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