domenica 20 dicembre 2009

La sorcellerie

Nina è una tipica signora milanese, ex estetista, che, sposatasi con un ivoriano anni fa, si è trasferita qui a Bassam dove ha aperto un elegantissimo ristorante sulla spiaggia, molto frequentato da personale dell’Onu e ambasciate.
Nina è talmente milanese che l’altra sera ci ha invitato tutti da lei a mangiare un’ottima casöla (faceva un po’ specie abbuffarsi di quello stufato di cotiche in riva all’oceano e con una temperatura di 30 gradi).
La prima volta che ho sentito parlare di lei ero ancora in Italia, non per la fama del suo locale, ma per i “sei gradi di separazione” (se conosci uno, questo conosce un altro, che conosce un altro…- e così per circa sei volte - … che conosce te). Qui ho scoperto che questa regola è molto vera: in effetti a parlarci di Nina era stato un ex collega di Leo che la conosceva prima che lei partisse per la Costa d’Avorio; inoltre qui abbiamo ritrovato l’ex fidanzata di un nostro amico senegalese di Milano; e un prete che era chierico nella mia parrocchia quando ancora frequentavo quei posti (vent’anni fa); e la signora Luisa, “madrina” di un attuale collega di Leo quando tentò fortuna nel nostro Paese, che conosce mio suocero; per non parlare di Gina che ha conosciuto il marito ivoriano di una del Gruppo Abele di Torino, prima di entrarvi a far parte, e… insomma potrei andare avanti con altri esempi, ma questo non c’entra con la sorcellerie, che non è né una fabbrica di sorci né un fan-club di Renato Zero, bensì la stregoneria.
La stregoneria è legata alla religione animista (cioè quella tradizionale, che qui è seguita da più o meno un terzo della popolazione, a “pari merito” con cattolici e musulmani) ma comunque ancora molto sentita da tutti: i cristiani per esempio non negano la sua efficacia, ma la ritengono semplicemente non ortodossa; come molte persone istruite, perfino i medici ammettono che le malattie sono provocate da virus, batteri e quant’altro ma talvolta si chiedono perché quell’agente patogeno ha colpito proprio te e non un altro (malocchio?); la mattina inoltre si vedono spesso agli incroci delle strade (considerati punti in cui si concentrano le energie magiche) pentole o cocchi bruciati (segno che nella notte qualcuno ha celebrato un sacrificio); una volta per le vie di Bassam ho incontrato una signora tutta ricoperta di polvere bianca e la mia maitresse mi ha spiegato che si tratta di una feticheuse (cioè che fa feticci, idoli); addirittura Leo e altri rappresentanti di Ong che si occupano di bambini di strada, mi raccontavano che sotto elezioni (che qui vengono fissate un paio di volte l’anno, anche se poi puntualmente rimandate, così da 8 anni) i ragazzini vengono a cercare protezione perché sanno che rischiano di sparire (i sacrifici umani sembra che portino molti voti… altro che la mafia!).
Ma che c’entra tutto questo con Nina? C’entra che lei è un’animalista convinta, gattara e “madre” (non avendo potuto avere figli) di quattro cani (uno addirittura ancora dei tempi milanesi). Cani che una notte sono spariti. Inutili le ricerche, gli annunci, le promesse di una ricompensa anche solo per avere informazioni. Dei poveretti non sono state trovate neppure le carcasse. Indaga che t’indaga, Nina scopre che alla sua destra vive una tribù che qualche tempo fa era stata cacciata dal villaggio in cui stava perché accusata di aver fatto sparire un bebè; e alla sua sinistra c’è la casa di un belga coniugato ivoriano, finito in galera… e scopre che i sacrifici di cani (fedeli e muti) sono i più indicati a far uscire gli amici di prigione.
Sì, è vero: è una storia terribile. Soprattutto alla luce del fatto che a noi è sparito uno dei due gattini che avevamo appena adottato. Ma l’ho raccontata perché in fondo anche questa è l’Africa.

1 commento:

  1. Da brivido!...nonostante i 30 gradi (di separazione). Ancora, ancora altre storie dal grande continente!

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